NUOVO RAPPORTO BANCA -IMPRESA

NUOVO RAPPORTO BANCA -IMPRESA

L’anno che è appena iniziato presenta rilevanti novità nei rapporti tra banche e imprese derivanti da
nuove normative.
Una prima novità riguarda la nuova definizione di credito deteriorato che identifica lo stato di
inadempienza di un cliente verso una banca.
Dal 1° gennaio le esposizioni verso una banca o un intermediario finanziario sono classificate come
deteriorate quando l’ammontare dell’arretrato supera, per 90 giorni consecutivi, entrambe le
seguenti soglie:

  • 100 euro per le esposizioni al dettaglio (famiglie e PMI di valore inferiore a 1 milione di euro) e 500
    euro per le altre esposizioni;
  • 1% dell’esposizione complessiva verso una banca o un intermediario finanziario.
    Il superamento congiunto di entrambe le soglie di rilevanza per 90 giorni consecutivi obbliga dunque
    la banca alla classificazione della posizione a default con adeguata svalutazione del credito.
    Un altro aspetto da tenere in considerazione riguarda le misure di tolleranza o forbearance
    concesse dalla banca.
    Un’esposizione creditizia si configura come forborne nel momento in cui la Banca concede una
    rinegoziazione delle condizioni contrattuali e/o di un piano di rientro o rifinanziamento, nei confronti
    di un cliente che già versa in una situazione di difficoltà finanziaria o si sarebbe trovato in tale
    situazione se non gli fosse stata accordata la misura di concessione, ciò indipendentemente dal
    ricorrere o meno di uno scaduto, uno sconfinamento o di una classificazione a default.
    Lo stato di difficoltà finanziaria e la rinegoziazione delle condizioni contrattuali sono condizione
    necessaria per identificare un rapporto come forborne.
    Quando la differenza tra quanto pattuito e le nuove condizioni, in termini di riduzione
    dell’obbligazione finanziaria verso la banca supera l’1%, la controparte deve essere classificata non
    performing loan (NPL), con adeguata svalutazione del credito.

posizioni di default o forborne non incidono sui criteri di segnalazione alla Centrale Rischi, ma
rappresentano uno stato di deterioramento della qualità del credito che sicuramente avrà impatto
per le imprese in termini di maggior costo, comportando la necessità di produrre informazioni
aggiuntive e più stringenti monitoraggi da parte delle banche.
E’ pertanto importante che le imprese pianifichino con attenzione gli impegni verso il sistema
finanziario e, in particolare, quelli dalla scadenza delle moratorie concesse. La difficoltà ad
adempiere potrebbe comportare di ricadere, in caso di richiesta di modifica alle condizioni
contrattuali, nella fattispecie forborne.
Nel 2021 continua per le banche il nuovo programma obbligatorio di accantonamenti (calendar
provisioning) per tutte le posizioni che risultano in sofferenza con svalutazione totale del credito
entro il termine massimo in 3 anni per le posizioni non coperte da ipoteca, 9 anni per le posizioni con
garanzie su immobili residenziali, 7 anni per le posizioni con garanzie su altre tipologie di immobili e
garanzia statali collegate alla normativa di sostegno del Covid-19. Sono previsti obblighi di
svalutazione totale anche per lo stock delle posizioni che risultano in sofferenza assistite da garanzia
immobiliare entro il 2025 e senza garanzia immobiliare entro il 2024.
Tutti questi adempimenti avranno un inevitabile impatto sull’incremento degli NPL, con la
conseguente necessità di effettuare ulteriori accantonamenti a copertura delle perdite attese nei
bilanci delle banche, con inevitabile contrazione della redditività e peggioramento degli indici di
bilancio.
Le banche in questo contesto, connotato dall’incertezza economica derivante dall’emergenza
sanitaria, saranno costrette ad improntare le loro politiche creditizie a criteri di maggior prudenza e
selezione delle operazioni, il che determinerà una inevitabile restrizione sulla concessione del credito
alle famiglie e alle imprese.
Le imprese, nel frattempo, sono state obbligate, a seguito della introduzione del nuovo codice
della crisi e dell’insolvenza, a dotarsi di assetti organizzativi, amministravi e contabili, adeguati alle
proprie natura e dimensioni, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa
e della perdita della continuità aziendale, oltreché di attivarsi senza indugio per l’adozione e
l’attuazione di uno degli strumenti previsti dall’ordinamento per il superamento della crisi e il
recupero della continuità aziendale.
Nell’ambito di tali assetti rientrano vari strumenti tecnici quali piani industriali, budget economici,
budget di tesoreria, sistemi di rilevazione degli indicatori che consentano di monitorare la

sostenibilità finanziaria dell’impresa e la capacità dei flussi di cassa di far fronte puntualmente ai
debiti, controllo di gestione ecc. che consentono di fornire adeguate informazioni sull’andamento
dell’impesa e sull’evoluzione della sua gestione.
L’adozione di questi strumenti, che costituiranno d’ora in avanti anche la modalità ordinaria per le
imprese di rapportarsi con il mondo bancario, potrà consentire di prevenire, in modo efficace, le
posizioni di default o forborne che obbligherebbero le banche a classificazioni più rigide e
determinerebbero una inevitabile stretta del credito nei confronti delle imprese.
Un ulteriore elemento di attenzione, in prospettiva, è lo scenario delle concentrazioni tra gli Istituti di
credito, situazione che potrà mettere a rischio il mantenimento degli attuali livelli di affidamento
concessi alle imprese.
Questo contesto richiede un salto di qualità nelle relazioni con le banche creando sempre rapporti
di collaborazione e fiducia improntati alla completa trasparenza e a una nuova strutturazione delle
informazioni da parte delle imprese.
Dott. Franco Ferrarini
Membro Associazione Dexperti
Marzo 2021